E-commerce: smetti di raccontarti favole (non basta “esserci” per vendere)

La realtà secondo Brutal Agency, tra strategia, visione e partnership culturali.
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Nel 2025, dire “aprire un e-commerce” ha lo stesso effetto di una pozione magica nei film Disney: tutti si aspettano che succeda qualcosa di straordinario, che un sito online, ben impaginato e con un carrello che funziona, sia sufficiente per trasformare qualunque business in un generatore automatico di fatturato.

Spoiler: non succede.

E se pensi ancora che sia sufficiente esserci per vendere, forse dovresti fermarti a riflettere, anzi, dovresti ascoltare chi, ogni giorno, salva le aziende dal disastro digitale in cui loro stesse si sono infilate con entusiasmo e incoscienza.

Tipo Brutal Agency, per esempio.

Un nome, un manifesto.
Un’agenzia che nel nome stesso ha già la sua dichiarazione di guerra al marketing “carino”.
Niente mezze misure, niente storytelling per farti sentire meglio. Solo strategia, numeri, visione e – quando serve – una sana dose di brutalità.

Il mito dell’eCommerce che funziona “da solo”

Da anni, l’e-commerce è venduto al grande pubblico come un sogno facile da realizzare. Basta un sito, qualche post su Instagram, un budget pubblicitario iniziale e via: sei online, sei globale, sei moderno.

Peccato che il mercato non funzioni così.
Peccato che le aziende che entrano nell’online “tanto per esserci” oggi si trovano ad affrontare magazzini pieni, ROAS ridicoli e report che nessuno sa leggere.

La verità? Il digitale è una bestia affamata. E se non sai come nutrirla, ti divora.

Aprire uno shop online nel 2025 non è una scelta brillante di per sé, è una scelta che può funzionare solo se dietro c’è un progetto, una direzione, una strategia, e soprattutto una visione che non sia copiata da ciò che fanno gli altri.

Come spiega il team di Brutal Agency, Manuel e Sebastiano Cazzoli, il problema non è il canale, è l’approccio. Troppe aziende ancora oggi si lanciano sull’online come se fosse un esperimento parallelo, come se il digitale fosse un’appendice, una “roba da ragazzi”, una scommessa.

No, l’e-commerce è un ramo d’azienda, e come tale va gestito.

Siti belli, business morti

C’è questa illusione diffusa che “avere un bel sito” equivalga a “vendere”.
Immagini patinate, loghi in movimento, parole ben scelte. E poi? Nessuna strategia di acquisizione. Nessun piano di fidelizzazione. Nessuna chiara segmentazione del pubblico.

In pratica tanti fiocchi, ma nessun regalo.

Brutal Agency lo sa bene, dietro ogni e-commerce fallito c’è una catena di errori sistemici.
Strategie fatte a caso, pubblicità lanciate senza target, KPI sconosciuti, prodotti non pensati per la vendita online, customer journey improvvisato.

E soprattutto, una profonda sottovalutazione della complessità.

Perché vendere online è difficile, è competitivo, tecnico.
Serve analisi, pianificazione, budget, serve cultura aziendale.

Il metodo brutale per stare online (senza farsi male)

Brutal Agency ha un approccio tanto diretto quanto efficace: prima si ragiona, poi si costruisce.
Prima si fa un’analisi profonda del brand, del mercato, delle risorse e degli obiettivi.
Poi si decide se vale la pena andare online, e come farlo.

Il metodo Brutal non parte da una piattaforma, ma da una domanda:
“Ha senso che questa azienda venda online?”
Sì, perché non tutte devono farlo.
Non tutto si adatta all’online.
E, soprattutto, non tutto è profittevole.

Solo dopo aver compreso il potenziale reale di un business digitale, si procede alla costruzione dell’ecosistema. Sito, funnel, adv, email, automatizzazioni, posizionamento. Ogni pezzo con una funzione, ogni decisione con un obiettivo.

Il risultato? Clienti che non solo vendono di più, ma – cosa ancora più importante – vendono con margini sani. Perché l’ecommerce non è solo fatturato: è sostenibilità economica, controllo dei costi, ottimizzazione continua.

“Basta vendere”. Inizia a pensare come un brand.

Un altro punto fermo dell’approccio di Brutal Agency è la costruzione della personalità digitale del brand.
Non basta “essere online”, bisogna avere un’identità chiara, differenziante, riconoscibile.
La comunicazione digitale oggi è affollata, rumorosa, satura.
Se non dici nulla di interessante, se non ti posizioni in modo netto, sei invisibile.

Ed è proprio qui che entra in gioco la parte creativa.
Ma non la creatività per fare i reel carini.
La creatività strategica, quella che parte da un posizionamento chiaro, da un tono di voce autentico, da una narrazione coerente con gli obiettivi.

Brutal Agency lavora con i brand per far emergere ciò che li rende davvero unici.
E se non c’è nulla di unico?
Be’, hanno anche il coraggio di dirlo.

E mentre costruiscono brand digitali, fanno cultura. Letteralmente.

La parte affascinante? È che questa agenzia, ruvida all’apparenza, ha una forte anima culturale.
Brutal Agency è infatti partner attivo di progetti artistici e musicali di grande rilievo, come il Vicenza Jazz Festival e l’Olimpico Jazz Contest.

Un contesto che apparentemente sembra lontano dal business digitale, ma che in realtà ne rappresenta la naturale estensione. Perché?

Perché il jazz, come il marketing, richiede ritmo, visione, improvvisazione intelligente e ascolto.
E proprio come nel jazz, il marketing migliore nasce quando tecnica e sensibilità si incontrano.

Essere partner attivi di questi festival non è solo una scelta estetica.

È una dichiarazione.

Significa investire in cultura, significa credere che il digitale possa servire anche l’arte, e non solo la vendita.
Significa comunicare che un brand è fatto anche – e forse soprattutto – dai valori che sostiene.

Il marketing brutale serve (anche) per salvare chi crede ancora alle favole

Viviamo nell’era delle scorciatoie, tutti vogliono vendere, nessuno vuole capire.
Tutti vogliono fatturare, pochi vogliono investire davvero.

Brutal Agency, nel suo piccolo (ma sempre più grande), fa resistenza.
Fa controcultura.
Racconta la verità anche quando fa male.
E costruisce, con pazienza e precisione, sistemi di comunicazione ed eCommerce che funzionano davvero.

Non si promettono risultati miracolosi.
Si promette realtà.
E se vuoi davvero vendere online, quella è l’unica promessa che conta.

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