Cos’è la shrinkflation e come funziona la tecnica di marketing. Vediamo il significato del termine e tutto ciò che è il consumatore dovrebbe sapere.
Prodotti sempre più piccoli, ma prezzi incariati. Di cosa stiamo parlando? Della shrinkflation.
La pratica – ormai consolidata – di ridurre le dimensioni dei prodotti mantenendo inalterato il prezzo al pubblico è sempre più diffusa. Il termine, nato dall’unione del termine shrinkage – contrazione – con inflation – inflazione -, vuole indicare l’aumento del livello generale dei prezzi delle merci per unità di peso o volume. Questo evento, avviene in funzione di una riduzione del peso o delle dimensioni del prodotto venduto. In altri termini, se in passato con un 1€ si poteva acquistare un chilogrammo di caffè, ad oggi, con la medesima cifra se ne ottengono 950g. Quindi, è chiaro che sebbene il prezzo al consumatore rimanga invariato, il costo finale è aumentato.
Ovviamente, tale tecnica di marketing non viene utilizzata in modo immediato dall’oggi al domani. Al contrario, le aziende, optano per un’azione in maniera quasi totalmente impercettibile agli occhi del consumatore (ad esempio andando a ridurre le quantità di appena 10/20 g sul prodotto originale).
Sebbene per conformità legislativa le confezioni dei prodotti devono riportare il peso sul packaging, il consumatore medio, potrebbe non notare la modifica del peso. Il risultato di tale strategia è proprio quello di ridurre il contenuto del prodotto a discapito del consumatore e a beneficio del guadagno dell’azienda, che così facendo verrà gradualmente incrementato.
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Le motivazioni dietro alla shrinkflation
Ciò che si cela dietro la shrinkflation, non è solamente un maggior profitto. Infatti, l’incremento dei costi di produzione (costi delle materie prime, della manodopera e degli impianti produttivi), sono una delle motivazioni che portano le aziende a trovare escamotage per rientrare uscite. Al contempo, un ulteriore ragione dietro la tale tecnica di vendita è la crescente concorrenza, che porta le aziende ad operare per rimanere sempre competitive sul mercato in cui operano.
Casi di shrinkflation
Secondo uno studio del 2018 condotto dalla BBC, le riduzioni subite riportate da alcuni snack nel periodo dal 2014 al 2018 sono notevoli. Infatti, su 19 prodotti analizzati, 18 erano stati oggetto di shrinkflation.
Compagnie telefoniche
Anche nella telefonia, nel periodo tra il 2017 e il 2018, si sono riscontrati casi di shrinkflation. In tale arco temporale, Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb, avrebbero ridotto la durata del contatto di sottoscrizione da un mese a 4 settimane (28 giorni). Apparentemente una riduzione di solamente 2 giorni, che in realtà ha implicato una sottoscrizione da 12 a 13 mesi sull’anno solare. Ad ogni modo, tale vicenda si è conclusa con l’intervento dell’Antitrust, che ha multato le compagnie coinvolte per 228 milioni di euro e ha dato la possibilità ai clienti di poter richiedere il rimborso della mensilità non dovuta.